Scrivere in prima persona

Tutto ciò che ho scritto fino a oggi, a parte qualche rara eccezione, è scritto in terza persona. La mia voce narrante racconta la storia descrivendo dall’esterno ciò che succede. Ogni tanto mi soffermo ad analizzare i pensieri dei personaggi, magari esplicitandoli chiaramente in corsivo, ma in generale la scrittura in terza persona è per me una narrazione distaccata dagli eventi.

Non sempre però dev’essere così. Si può raccontare una storia in terza persona anche approfondendo i sentimenti e le emozioni dei personaggi, esprimendoli come se fossero davvero essi stessi a parlarne. E’ il caso del bellissimo Ritorno alla Mary Celeste, nel quale Daniele Picciuti ci immerge in un’atmosfera molto “alla Lovecraft”, dove le sensazioni e le emozioni che i personaggi provano a bordo di una nave fantasma sono i reali protagonisti della storia, la quale rimane comunque narrata in terza persona.

Il romanzo che sto scrivendo, Energia bianca, è invece scritto in prima persona. Il protagonista racconta gli eventi attraverso la sua voce, il suo carattere, il suo modo di vedere il mondo. Mi piace molto questo modo di raccontare. Mi aiuta a entrare nella testa del personaggio, a capirlo meglio, a delineare la forma dei suoi pensieri. Soprattutto, quando scrivo in prima persona la narrazione scorre molto più rapidamente e fluidamente. Sento la storia evolvere sotto le mie mani mentre la scrivo, senza necessità di preparare la trama prima. Lo svantaggio è che, in generale, quando si scrive in prima persona lo si fa attraverso le parole di un personaggio solo, il che potrebbe essere un ostacolo all’intreccio complessivo. Un modo geniale che è stato inventato per risolvere questo problema è il romanzo epistolare, nel cui genere cade il Dracula di Bram Stoker. Attraverso l’uso di diari e lettere, infatti, si può dare voce a più personaggi diversi e contemporaneamente gestire l’intreccio senza alcun problema.

Mi piace un sacco scrivere in prima persona, ma in generale preferisco, per beneficiare meglio dell’intreccio, la scrittura in terza persona. In un capitolo parlo di una cosa, in un altro parlo di un’altra e gradatamente le trame convergono fino a diventare una sola. Questo, in generale, mi viene meglio in terza persona.

La voce narrante dipende molto dalla storia e da quanto sono realmente importanti i protagonisti che la vivono (magari è necessario dare molto spessore agli antagonisti, come ho fatto ne Il cuore di Quetzal). Di certo, storie come Energia bianca rendono molto meglio in prima persona che in terza.


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